L’eterno ritorno

Silvio Berlusconi appare immortale e immutabile; è solo un’altra illusione di un venditore di stiracchiate speranze. Noi ora proviamo a dare lettura del Berlusconi 2017, quello che pur non potendosi candidare è ancora sulla cresta dell’onda, una fenice che è risorta dopo l’uccisione, firmata Matteo Renzi, nell’elezione di Mattarella, ma che non è nemmeno alla sua prima resurrezione politica. Il suo modello, strettamente demagogico, resiste nonostante sia privo di un’ideologia, uno scopo ultimo; egli si prefigura da sempre come capo dei “moderati”, una moderazione, appunto, puramente ideologica, perché la libertà propagandata è intesa, sì in ambito liberista, ma soprattutto come assenza di remore, figlia del soddisfacimento dei piaceri caratteristico dell’edonismo reaganiano.

È correlata alle sue attività imprenditoriali nel settore media la facilità con la quale la sua figura, per quanto istrionica, abbia preso piede: dai grandi dittatori del ‘900, mai nessuno aveva polarizzato l’opinione e stregato le masse quanto lui; Mussolini con la radio egli con la TV. Proprio la televisione con il suo flusso continuo ci ha abituato a una scarsa memoria storica delle sue imprese politiche: le immagini dei suoi successi riproposte e ridondanti si sono cristallizzate, mentre i fatti negativi si esauriscono nell’attimo, nelle forme sempre più immediate della comunicazione odierna.

Così ci dimentichiamo delle sue controversie e dei suoi tracolli, per citarne qualcuno: la cacciata nel 2011, le leggi ad personam, il ponte sullo Stretto di Messina, Alitalia, l’editto bulgaro su Biagi e Santoro e Luttazzi, le “olgettine” e Ruby “rubacuori” nipote del presidente egiziano Moubarak¹, gli accertati contatti mafiosi con Mangano stalliere ad Arcore² e Dell’Utri condannato per concorso esterno in associazione mafiosa³, i mille processi e le prescrizioni, ma soprattutto la sua incandidabilità conclamata, proprio per evasione fiscale, un furto alla cosa pubblica da uno che ancora aspira a governarla. Infine, la più grande mistificazione, cioè che chi è stato così capace nel successo privato sia anche capace nella gestione del collettivo, egli stesso la sua più grande pubblicità, con una tacita réclame: votami e otterrai quello che ho ottenuto io.

Come è possibile ritrovarlo ancora tra i protagonisti? Le cause sono da ricercare nell’incapacità dei suoi avversari, primo fra tutti Renzi stesso che da sempre ha provato a riproporsi nel solco berlusconiano, una politica che si sofferma sul superficiale, sull’apparenza e sulla personificazione, voler rottamare senza rinnovare; nell’inerzia accumulata da Berlusconi stesso, proprio come ogni prodotto ottimamente propagandato vive nel suo mito, chi lo vota è perché lo ammira, da sempre rilancia speranze che la sinistra non ha più saputo infondere, sebbene non più reali ma commerciali, come già detto prive di ideologie specifiche, al più reminiscenze neoliberiste.

Il motivo cardine, però, si spiega nell’archetipo che abbiamo tentato di riassumere in queste poche righe, che, precisiamo, non sono una stretta critica all’ideologie di centro-destra, in quanto la classe politica tedesca in un arco di tempo e con un allineamento ideologico paragonabile ha ottenuto ben altri risultati, ma sono una severa critica al berlusconismo che ripudia i fatti, la trasparenza e la competenza; non c’è bisogno di dire che tutto ciò è quasi perfettamente l’opposto di quello che vorremmo rappresentare noi, integrità morale e bene comune su tutto. Berlusconi è stato artefice ed espressione di un’epoca che si appresta al termine, ma che lascia notevoli ripercussioni delle quali egli è ancora perfetta incarnazione, in quanto se Napoleone fu lo spirito del mondo sul cavallo egli è stato lo spirito del mondo sul tubo catodico.

¹Fonte

²Fonte

³Fonte

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