La legge “antifascista” era uno spunto di riflessione su cui ci volevamo concentrare dal caso del bagno adriatico antidemocratico che, per primo, ha portato sotto i riflettori il disegno di legge approvato l’altro giorno dal senato. Era un trend del momento e lo è stato a livello internazionale. In particolare negli USA in cui la deriva dell’Alt Right come quella dell’Alt Left sembrano già aver anticipato ogni sfogo che fascismo e revisionismo possano toccare. Manifestazioni razziste e di estrema destra, miscelate con quel gusto dell’orrido squisitamente statunitense per il Ku Klux Klan, o rabbiose contro-proteste verso, non solo i fascismi, ma statue, effigi e anche il povero Cristoforo Colombo, che più che simbolo di un orrore conradiano, qua in patria almeno, incarna quasi la speranza della scoperta di un mondo migliore.
Ma cosa prevede il DDL Fiano? Molto semplicemente rende illecito qualsiasi comportamento che possa inneggiare apologeticamente all’epoca fascista, con immagini e con atteggiamenti, nello specifico il classico saluto romano o la vendita di bandiere con croce uncinata. Di fatto è una limitazione di espressione figurativa e non un divieto intellettuale, però si sa che i fascisti hanno sempre preferito l’azione fisica a quella mentale e le polemiche, scaturitesi fin da subito, con toni forti propagandeggiavano già una restrizione della libertà di pensiero. Le polemiche sono l’anticamera della demagogia. La legge fungerebbe da piede che schiaccia la possibile propagazione di braci fasciste, da sempre sparse sulla penisola, che grazie anche ai social network (il DDL infatti inasprisce le pene se l’apologia si verifica sul web) hanno trovato ossigeno per alimentarsi e per esprimersi in tristi rivisitazioni di manifesti di Boccasile, piuttosto che in commemorazioni repubblichine al cimitero o addirittura una programmazione in data sospetta di una certa marcia da commemorare nella capitale. Non è una presa di distanza dalla storia, è un riconoscere che quello che c’è stato non ci dovrà mai più essere, limitando la propaganda di quelle idee proprio tramite gestualità e immagini che han fatto la fortuna nella e della epoca fascista.
Se effettivamente ci sono avvisaglie di rigurgiti fascisti le quali, in un‘epoca populista come l’attuale, ci si può aspettare che possano avere terreno concimato (i fascismi sono nati dalla crisi della società civile e hanno poi sostituito le istituzioni democratiche), la sorpresa giunge proprio dalla presa di forza democratica che è ciò che più val la pena di far notare in queste righe. Il falso paradosso di una democrazia che limita al suo interno il fiorire di sentimenti antidemocratici, è un sintomo positivo che elude la possibilità dell’italietta asfittica facile preda di mascelloni o baffetti vari. È una legge che non vieta di vivere dei “bei” ricordi del ventennio, ma prova a prevenire il diffondersi di virus che possano portare alla fine dello stato liberale, dove non c’è libertà assoluta, ma, molto evangelicamente, c’è libertà finche non si ferisce lo stato stesso. Se nelle crisi delle società civili la popolazione ha bisogno di uno stato forte, che sia uno stato democraticamente forte!
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