C’era uno spettro che si aggirava per l’America: lo spettro del populismo. Si è concretizzato in Donald J. Trump, un ossigenato settantenne che presto siederà sulla poltrona di colui che tradizionalmente è indicato come uomo più potente del mondo.
In queste ultime elezioni, è stato colto dall’elettorato americano il frutto maturo dell’albero della paura sociale, alimentato in questi anni dalla linfa della crisi economica, della rivoluzione tecnologico-digitale, dell’immigrazione. Si è preferita questa pianta a quella, più scarna e antica, della politica tradizionale che riproponeva una candidata, Hilary Clinton, simbolo di quella classe dirigente che non aveva compreso e che non era riuscita a gestire le problematiche che tanto fanno ribollire, anche giustamente, le pance di ogni paese.
Così dopo le cavalcate europee e la “Brexit”, le demagogie prendono forma anche in America. Si leva un altro monito verso coloro che possono riformare una classe politica diversa, degna finalmente di questo nome; perché se quest’ultima non è che l’eco della voce del popolo è anche vero che questa voce è strozzata dall’astensionismo (cronico negli USA). Come affermiamo da tempo, ciò è dovuto anche alla proposta del panorama politico che è troppo impegnata ad incanalare le paure, di cui sopra, in voti per il proprio partito, esattamente come ha fatto Trump negli USA.
Lo stesso Matteo Renzi, che ha dimostrato più volte astuzia politica, è un frutto di questi tempi, un demagogo dalle mance facili. Eppure, spesso, appare come il male minore, come Hilary appariva negli USA. Ma essere il male minore, in questi tempi di stomaci borbottanti, non basta più per vincere; tra meno di un mese toccherà a noi italiani votare e non nascondiamo un certo sollievo nel giudicare i risvolti di questo referendum meno deleteri, rispetto a quelli statunitensi di qualche giorno fa o a quelli britannici di giugno. Peccato che la scelta, più che sui contenuti come suggerirebbe una discussione politica sana, sarà o prolungare i cinguettii del presidente del consiglio o star a guardare che accade con un voto negativo, anche se così c’è il rischio che gli spettri diventino in carne e ossa pure da noi.