Sul referendum britannico

È facile a dirsi, gli Stati Uniti d’Europa. L’utopia di un’unica grande nazione, dove vivere sereni e paritari dopo mille anni di lotte, dopo un intero secolo di guerre, muri e cortine. Sembrava impossibile, ma pian piano si era riusciti a costruire qualcosa. Quasi si auspicò che dopo l’unione monetaria il resto seguisse velocemente. Ma non si era tenuto conto degli individualismi inglesi, tedeschi e francesi, del malgoverno italiano, delle speculazioni spagnole e dei trucchi della Grecia. Tutti acciacchi che il vento gelido americano della crisi economica fece affiorare all’improvviso.

Così la Giovine Europa, infante ammalata, si sorbì l’amara medicina dell’austerità economica e dopo mesi di convalescenza, sì scoprì nuda e tremante di fronte alle ondate migratorie. Fu impreparata nel coordinare un’azione efficace per prevenire la migrazione di interi popoli e quando si trattava ormai di accoglierli e integrarli, ecco l’astio intestino riaffiorare. Muri concreti e ideologici si alzarono. La demagogia galoppante, a cavallo dell’opinione che l’Unione Europea aveva fallito.

Per questo dal referendum britannico ci aspettavamo un’iniezione di fiducia, di ottimismo. Un simbolo di unità, ma anche un avvertimento: rimane poco tempo per imboccare la strada giusta. Invece la demagogia, la paura, i bassi valori hanno vinto. La Gran Bretagna ha espresso il suo parere, ha compiuto il suo atto folle. Ma se vince la demagogia, allora a perdere è la democrazia. Si perde la possibilità di far decidere questioni di cervello, alla pancia del paese.

Ma anche l’Europa è sconfitta? Sicuramente, tracciando un bilancio fino ad ora, la UE è fallita, ma questo non significa che non possa aver successo in futuro. Significa, anzi, che si è stabilità una priorità, ovvero quella di agire con un’azione comune ora più che mai. Perché se l’Unione Europa è fallita come idea, come nazione, non vuol dire che abbia fallito in ciò che ha fatto, come vogliono farci credere gli indipendentisti. Nonostante il debole legame e l’enormità di errori commessi, la nostra forza è riuscita ad evitare guai ben peggiori, che si chiamano guerra, speculazione e mancanza di diritti. Singolarmente, soprattutto per le nazioni più piccole, non c’è futuro; Cina, Russia e Stati Uniti sono potenze alle quali possiamo tenere testa solo uniti. La “brexit” è stata una doccia fredda, ma ora, rinfrescati, rimettiamoci all’opera.

 

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