Settant’anni fa l’Italia dovette scegliere. Scegliere tra la forma di governo che praticamente aveva prevalso da quando Ottaviano formò il suo principato 27 anni prima della nascita di Cristo, fino a quel 2 giugno 1946. Certo ci sono state forme monarchiche diverse nel corso dei secoli, probabilmente la monarchia che si sarebbe formata avrebbe preso come modello quella parlamentare britannica. Però l’Italia veniva da qualcosa di diverso, di più aspro e duro. La dittatura e una guerra che aveva spezzato in due il paese. Per vent’anni gli italiani si erano riconosciuti in una guida, un uomo carismatico e insieme a lui al re. Forse la stanchezza e lo sfacelo di questa situazione giocarono a favore di una nuova forma di governo, ma non dimentichiamo che vent’anni prima, in una situazione meno difficile di quella presente all’epoca del referendum, la popolazione scelse proprio una figura forte, per risollevare le sorti dell’italietta asfittica e imbelle. Sappiamo tutti che è più facile affidarsi ad altri, rimettersi in mani che sembrano forti e consapevoli, che ci rappresentino e facciano il nostro paese ancora grande. Ma settant’anni fa non vinse l’Italia autarchica e fiera. Vinse l’Italia dei partigiani, vinse l’Italia delle persone che si caricarono sulle spalle le rovine della guerra, vinse l’Italia delle persone che si presero le proprie responsabilità civiche, ma anche il loro ruolo politico come singoli di un’unica entità chiamata stato. In breve, vinse la Repubblica.
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